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Come promesso, oggi finisce la nostra saga dedicata ai briganti, vogliamo concludere in bellezza parlandovi della vita e della morte di un brigante che ha vissuto nascondendosi nelle nostre lame e nelle gravine: Antonio Locaso detto U’Craparjidd.

Di origini lucane, il Locaso, a soli 18 viene a lavorare nelle campagne castellanetane, precisamente faceva il pastore nella Masseria Giacoia, da qui il suo soprannome.

Le sue peripezie iniziarono il giorno in cui assistette ad una scena cruenta: intento a badare al gregge, sentì poco lontano il guardiano dei campi urlare contro due donne intente a spigolare del grano, le due si rifiutarono di lasciare le spighe appena raccolte e l’uomo a cavallo le travolse uccidendone una. Il Locaso, nonostante la giovane età, era un uomo irruento e sensibile alle ingiustizie che la povera gente dei campi doveva subire per mano dei ricchi proprietari terrieri, così reagì lasciando l’uomo per terra gravemente ferito.

Per non subire le conseguenze di questo affronto, fu costretto a darsi alla macchia, divenendo nel giro di pochissimi mesi, un capo amato e protetto anche dalla povera gente, perché spesso, da nostrano Robin Hood, portava via ai ricchi massari, soprattutto derrate alimentari, da ridistribuire fra i derelitti.

La rivolta crebbe e divenne guerra civile, il Locaso era fra i più violenti, temuti e ricercati, divenuto tra l’altro uno dei luogotenenti del sergente Romano, si nascose nelle campagne intorno Castellaneta, ben presto venne introdotta la “Legge Pica”, che permise ai “Piemontesi”, con la scusa del brigantaggio, di mettere a ferro e fuoco le nostre terre, trasformandole in lager.

U’ Craparjid viene catturato il 15 gennaio 1863, in contrada Stemina, da un distaccamento di cavalleggeri e da una compagnia delle Guardie Nazionali di Castellaneta, con a capo il concittadino Mauro Perrone, che diventerà poi anche sindaco di Castellaneta.
Sembra che un informatore degli agenti di pubblica sicurezza gli avesse fatto pervenire in regalo una bottiglia di vino drogato che egli bevve in compagnia del suo amico fidato, Marino Todisco.

Durante l’interrogatorio, che si svolse nel palazzo del Seminario, il Locaso non mostrò mai segni di cedimento, mantenendo un atteggiamento di rigoroso rifiuto a fornire informazione ai giudici.

Sarà fucilato il giorno 17 in Castellaneta, alle due e mezzo del pomeriggio, nei pressi delle tre croci. Aveva appena ventidue anni. Il suo corpo rimarrà esposto per due giorni in Piazza Vittorio Emanuele.

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